800 mila contribuenti non hanno pagato le rate della rottamazione ter. Le scadenze decise dal Governo non tengono conto della realtà

Su un milione e 800 mila contribuenti che hanno aderito alla rottamazione ter quasi il 50%, 800 mila, non ce l’hanno fatta a pagare le rate che, dopo la sospensione dovuta alla pandemia, sono ripartite da luglio.
Il Governo ha infatti deciso che tutte scadenze del 2020 devono essere saldate in 4 mesi, da luglio a ottobre e quelle del 2021 in uno soltanto, novembre.
Rate che avrebbero dovute essere corrisposte in 2 anni concentrate in soli 5 mesi.
Ed ecco la risposta a questa scelta scellerata, che qualsiasi persona di buon senso avrebbe dovuto prevedere: quasi la metà dei contribuenti non è riuscita a far fronte agli impegni.
Questa è la differenza tra teoria e pratica, tra le belle parole e la realtà fatta di oltre 200 miliardi di consumi persi tra il 2020 e il 2021 per colpa della crisi indotta dal covid.
Soldi sottratti all’economia reale, agli imprenditori che si ritrovano con ristori ridicoli, senza liquidità, nessuna certezza, nel pieno di una pandemia ancora presente e pericolosa.
Se non si mette mano ad una vera pace fiscale, rateizzando in tempi lunghi le scadenze sospese e annullando le sanzioni, il risultato sarà assai peggiore di questo che è solo un assaggio di ciò che ci aspetta.
Centinaia di migliaia di piccole e piccolissime imprese chiuderanno, milioni di lavoratori verranno licenziati e si concretizzerà una vera e propria ecatombe economica e sociale.
Non bastano più le belle parole e gli ordini del giorno approvati in parlamento. Ci vogliono fatti!
Decreti, norme e leggi chiare che risolvano una situazione sempre più precaria che rischia di creare un implosione del sistema economico, soprattutto nel meridione, con tutte le conseguenze immaginabili.
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