Movida a Reggio: no al far west ma neanche a controlli vessatori
A Roma c’è Trastevere, Campo De’ Fiori, San Lorenzo giusto per citare alcuni luoghi della movida capitolina tra i più conosciuti, frequentati e pubblicizzati. A Milano, invece ci sono i Navigli, Corso Como, l’Idroscalo e a Firenze San Giovanni, Santa Croce, Santo Spirito. Potrei continuare con altre decine di città che del turismo hanno fatto un reale volano di sviluppo economico e nelle quali, in tutte, è presente una costante: la valorizzazione di queste zone come punti attrattivi.
Vie con locali ubicati uno accanto all’altro siano essi ristoranti, pizzerie, pub, trattorie e quant’altro che vengono “celebrate” nei siti turistici di ogni città. Roma, ad esempio, così si descrive nel proprio sito ufficiale: “Roma è una metropoli che offre infinite occasioni per il divertimento, con centinaia tra cocktail bar, locali con musica dal vivo e discoteche, nei quali immergersi nella frizzante nightlife romana e vivere un’esperienza unica e indimenticabile.”
E Reggio? Nella nostra città in cui da anni, decenni, si blatera di turismo il più delle volte a vanvera disconoscendo la complessità dell’argomento, che succede? Ci sono zone attrattive con locali che offrono esperienze variegate e di qualità? La risposta è si. Ci sono. Al di là dei tanti ottimi locali situati nelle vie del Centro Storico e non solo, esistono posti dove c’è una concentrazione di attività ristorative di ogni genere: Piazza Duomo, Via Zecca, Via Zaleuco, per non parlare, ovviamente, del Lungomare, sono luoghi nei quali sono nati tanti locali che collaborano, creano sinergie e richiamano reggini e turisti che si ritrovano per mangiare, ascoltare musica, bere una birra, un cocktail, divertirsi con gli amici. Luoghi che dovrebbero essere valorizzati in quanto veri e propri attrattori turistici che possono accogliere al meglio chi viene a visitare la nostra città.
Ma purtroppo, le cose ovvie e di buon senso spesso da noi non hanno diritto di cittadinanza. Reggio è una strana città dove a fronte di una devastante crisi del tessuto commerciale si pensa a raddoppiare il costo del parcheggio, a chiudere gazebo e spazi all’aperto ai quali, dopo mesi, non è stata rilasciata l’autorizzazione pur in presenza di regolari domande e versamenti, dove a tutt’oggi non si è emanato il bando per l’assegnazione dei chioschi della via marina, dove nell’ambito della viabilità non sono state ancora stabilite le vie da trasformare in ztl o isole pedonali, dove invece di supportare uno dei pochi settori che ancora regge, quello dei pubblici esercizi il quale crea occupazione, contribuisce in maniera determinante all’asfittica economia cittadina, offre un servizio alla comunità dato che anche la parte ludica contribuisce al benessere e alla qualità della vita, ed è indispensabile per un’offerta turistica degna di questo nome, si creano le condizioni per ostacolarlo.
Intendiamoci: la “movida” deve essere governata e normata, su questo non c’è dubbio alcuno. Nessuno, sicuramente non noi o i nostri associati, vuole un “far west” che crei problemi o metta a repentaglio l’ordine e la quiete pubblica. D’altra parte non è nemmeno concepibile esagerare presentandosi puntualmente negli orari e nei giorni di maggior lavoro ogni settimana per effettuare controlli francamente inutili e alcune volte vagamente vessatori per atteggiamento e richieste. Che senso ha richiedere all’una di notte a un locale i permessi di occupazione del suolo pubblico? Questi permessi vengono rilasciati dal Comune che ovviamente sa benissimo chi è in regola e chi no senza necessità di chiederli all’imprenditore mentre è impegnato a servire i propri clienti. Che senso ha imporre di chiudere la musica di sottofondo all’interno dei locali quando questa non è vietata da alcuna norma nazionale e a Reggio, in sovrappiù, il concetto è ribadito da un’ordinanza sindacale chiarissima che non lascia spazio ad alcuna interpretazione? O fare multe “a orecchio” valutando in maniera personale e per tale motivo assai discutibile se la musica interna sovrasta la voce delle persone, invece di utilizzare gli strumenti previsti per la misurazione del suono?
Lo voglio ribadire giusto per non ingenerare alcun tipo di dubbio o ambiguità sulla posizione di Confesercenti: le regole che ci sono vanno rispettate e chi non lo fa se ne assume responsabilità e conseguenze. Detto questo, gli imprenditori per poterle rispettare devono avere certezze sulle norme e la loro corretta applicazione e non possono essere subissati di controlli continui o essere ostaggio di ritardi, inefficienze e lentezze politiche e burocratiche.
Ma soprattutto, e qui non è solo questione di norme bensì di visione e indirizzo politico, dobbiamo decidere cosa vuole essere Reggio Calabria una volta per tutte: una città turistica che si organizza per offrire un’accoglienza degna di questo nome e che faccia del turismo il proprio volano di sviluppo o una città morente che si sta spopolando, dove i negozi chiudono uno dopo l’altro e dove i pochi imprenditori che ci credono, rischiano del loro e danno lavoro direttamente e indirettamente, tramite l’indotto, a migliaia di famiglie, invece di essere supportati vengono intralciati?
I nuovi voli Ryanair stanno arrivando e gli imprenditori sono pronti a affrontare questa sfida se glielo si permette. La politica invece lo è? Perché una delle prime cose che avrebbe dovuto fare, un confronto per elaborare una programmazione condivisa con le parti sociali ed economiche, non è mai stata messa in atto e le decisioni, quando ci sono, al momento vengono prese in splendida solitudine e fatte conoscere attraverso i media.
Non crediamo sia questo il modo per cogliere l’occasione irripetibile che ci si sta presentando e per tale motivo chiediamo che al più presto il Sindaco organizzi un confronto con tutte le parti sociali per poter ragionare, a fronte dei previsti e ormai imminenti nuovi arrivi, sul futuro turistico del nostro territorio.
Claudio Aloisio
Presidente Confesercenti Reggio Calabria
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