La reintroduzione della quota piena delle accise danneggia imprese e cittadini
La decisione del Governo di reintrodurre la quota piena delle accise porta ulteriori spese a famiglie e aziende in un momento in cui l’aumento generalizzato dei prezzi sta mettendo a dura prova la tenuta sociale, soprattutto nei territori più poveri e disagiati. Lo stop al taglio delle accise, infatti, determina un aumento, nel mese di gennaio, di +30 centesimi su un litro di benzina o gasolio rispetto a marzo scorso, e di +18 centesimi al litro rispetto a dicembre.
Questa la dichiarazione del Presidente di Confesercenti Reggio Calabria Claudio Aloisio che continua – come riportato da uno studio di Faib Confesercenti, i rincari andranno ad incidere di media, su base annua, per 300 euro a famiglia rispetto a marzo, e 180 euro rispetto a dicembre, senza tener conto dell’effetto traino che produrranno su tutti i beni di consumo e sull’inflazione interna che è già a livelli preoccupanti.
In soldoni, ogni pieno di benzina costerà circa 15 euro in più rispetto a 10 mesi fa. Il tutto senza considerare che essendo ancora in piena crisi energetica, con una guerra in atto e ulteriori tensioni geopolitiche che si stanno innescando alle porte dell’Europa, c’è il rischio concreto di nuove impennate delle quotazioni sui mercati internazionali che genereranno ulteriori aggravi per famiglie e imprese.
È bene ribadire – conclude Aloisio – che i gestori carburanti non determinano il prezzo di vendita che è deciso dalle compagnie petrolifere. A loro, al di là del costo alla pompa, vanno soltanto 3,5 centesimi lordi al litro. Va da sé che più il prezzo è alto, meno carburante si vende, il che porta a un decremento del fatturato il quale, sommato alle maggiori spese di gestione legate agli aumenti energetici, sta mettendo ancor di più alle corde un settore già in grande difficoltà.
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