Giusto denunciare ma gli imprenditori non devono per forza essere eroi. Lo Stato dimostri maggior vicinanza a chi si espone.

Quello di Gianfranco Laganà, titolare del Vesper e dirigente della Fiepet, la categoria di Confesercenti che rappresenta i pubblici esercizi, è un gesto straordinario nella sua normalità.
Denunciare coloro che, con la spocchia di chi si sente intoccabile, cercano di prevaricare, vessare, farla da padroni in casa d’altri, dovrebbe essere una cosa ovvia ma, alle nostre latitudini, non lo è affatto.
Ho conosciuto Gianfranco durante l’inizio della pandemia quando, giudicando positivamente il lavoro svolto dall’associazione a tutela della categoria dei ristoratori, venne in sede per iscriversi. Da allora abbiamo iniziato un percorso, insieme a tanti altri suoi colleghi, con l’obiettivo di supportare un settore tra i più colpiti in questo difficile periodo ma, sopratutto, di programmare il futuro di un territorio dalle infinite potenzialità ancora inespresse.
Durante i tanti incontri e le varie iniziative messe in campo in questi mesi ho avuto modo di apprezzare la serietà, la pacatezza, l’umiltà e la concretezza di una persona che, senza clamori, lavora con passione e professionalità credendo in ciò che fa e investendo con convinzione nella propria città.
Oggi, una volta divenuta di pubblico dominio la sua denuncia, tanti cittadini si sono mobilitati per fargli sentire la propria vicinanza, le istituzioni e la politica ne tessono le lodi, si è scatenata sui social una grande campagna di solidarietà spontanea.
Tutto ciò può fare solo piacere perché sono queste le giuste reazioni di una comunità che vuole cambiare e non ha più intenzione di rimanere sotto il giogo di un cancro come la Ndrangheta, che da sempre ne frena lo sviluppo.
Non posso quindi che ringraziare Gianfranco per quello che ha fatto. Un atto che in una difficile situazione ambientale come la nostra, assume un valore altro, più grande della semplice denuncia: il valore dell’esempio, di chi non si piega e si affida con fiducia allo Stato.
Non ritengo giusto, però, dimenticare chi non ha avuto questo coraggio. Tanti imprenditori che continuano, direttamente o indirettamente, a subire in silenzio ma non per questo devono essere considerati vigliacchi o, addirittura, “complici”. Sono invece vittime da sostenere e comprendere perché nessuno può pretendere che chi lavora onestamente debba essere anche un “eroe”.
Per tale motivo è importante che lo Stato faccia un ulteriore sforzo per dimostrare la vicinanza a chi decide di denunciare tramite, ad esempio, il rafforzamento delle norme a tutela delle vittime e la semplificazione dell’accesso agli aiuti economici. Le strette di mano e le prese di posizione pubbliche sono segnali importanti, certo, ma se non accompagnati da interventi rapidi e concreti rischiano di rimanere semplici e autoreferenziali “esercizi di stile”.
Da parte nostra, come Confesercenti Reggio Calabria, continueremo a sostenere e rappresentare chiunque deciderà di seguire l’esempio di Gianfranco Laganà convinti che, solo se saremo uniti, questa è una battaglia che alla fine vinceremo perché insieme, è bene sia chiaro a tutti, siamo più forti di uno sparuto gruppo di cialtroni che vorrebbe, con la forza vigliacca della prepotenza e della paura, continuare a tenere sotto scacco un’intera comunità.
Claudio Aloisio
Presidente Confesercenti Reggio Calabria

Confesercenti Reggio Calabria: ecco la convenzione per risparmiare sulla Tari

Un servizio efficiente, sostenibile, green e conveniente per le imprese reggine: questo è l’obiettivo che si prefigge Confesercenti Reggio Calabria tramite la convenzione siglata con Borsino Rifiuti, una Start Up innovativa attiva sul territorio nazionale nell’ambito della raccolta differenziata.
Il Decreto legislativo 116 del 2020 consente ad ogni impresa di decidere entro il 31 maggio di avvalersi di un operatore privato in alternativa a quello pubblico per la gestione del ritiro e smaltimento dei rifiuti.
La convenzione con Borsino Rifiuti offre la possibilità agli associati Confesercenti dell’area Metropolitana di Reggio Calabria che sceglieranno questo servizio, di usufruire di uno sconto del 25% sulla parte variabile della bolletta TARI. In altre parole, affidandosi a Borsino Rifiuti, alle imprese nel 2022 non arriverà più in bolletta la parte variabile della TARI che invece verrà corrisposta, tramite abbonamento e scontata del 25% rispetto alla cifra precedentemente pagata, al gestore privato del servizio.
La convenienza però non finisce qui. Infatti le aziende guadagneranno anche sul valore dei rifiuti riciclabili conferiti. In ogni momento, tramite il loro account personale ospitato sulla piattaforma di Borsino Rifiuti, potranno controllare le somme accumulate e richiederne l’accreditamento.
“Quello che ci ha convinto a siglare questa convenzione – dichiara Claudio Aloisio, Presidente di Confesercenti Reggio Calabria – non sono stati solo gli evidenti vantaggi economici per le imprese ma, soprattutto, la filosofia che sottende l’operato di Borsino Rifiuti il quale promuove in maniera concreta un’economia sostenibile grazie ad sistema di gestione dei rifiuti 100% circolare che permette una decisa riduzione degli sprechi a tutto vantaggio dell’ambiente.”
“Il nostro obiettivo è quello di trasformare qualcosa che è sempre stato considerato dai più come un problema in opportunità – gli fa eco Gianluca Vorraro, Ceo di Borsino Rifiuti – ed in quest’ottica noi diamo a coloro che usufruiscono del nostro servizio oltre alla possibilità di poter smaltire in modo rapido, sicuro e vantaggioso anche quella di conoscere il valore del proprio rifiuto guadagnandoci. Un concetto che prima nemmeno esisteva in questo mercato.”
“Con Gianluca ci siamo trovati subito in sintonia – continua Aloisio – in soli due giorni abbiamo sottoscritto questa convenzione avendo condiviso spirito e valori di un servizio che può rivoluzionare un settore, quello della raccolta dei rifiuti, gestito con grandi difficoltà dai vari Comuni dell’Area Metropolitana. Difficoltà che spesso si traducono in disservizi i quali provocano ricadute negative per tutta la comunità.”
Una convenzione quella siglata da Confesercenti Reggio Calabria e Borsino Rifiuti, quindi, che si fonda sulla convinzione che l’attenzione verso l’ambiente e la promozione di tutti i comportamenti corretti per preservarlo, non sono solo degli obblighi civici prima ancora che normativi, ma possono fornire anche nuove opportunità di risparmio e guadagno.
Per concordare un appuntamento con un consulente che fornirà ulteriori informazioni sul servizio e le modalità di adesione, le imprese interessate potranno rivolgersi entro e non oltre il 31 Maggio a Confesercenti Reggio Calabria inviando una mail a inforc@confesercenticalabria.it un messaggio tramite Messenger alla pagina Facebook o telefonando in sede allo 0965.23031 ad orari d’ufficio.

Calabria verso la conferma arancione. Il presidente Aloisio: con le vaccinazioni si deve fare di più

Probabilmente la Calabria continuerà a rimanere in arancione anche la prossima settimana.
Altri 7 giorni di limitazioni, sacrifici e perdite economiche per tanti imprenditori costretti a limitare la propria attività o, addirittura, a non poterla esercitare.
In un contesto del genere ci si aspetterebbe che tutti gli sforzi in questi mesi fossero stati volti ad un’implementazione della campagna vaccinale così da alleggerire una situazione sempre più insostenibile.
Ci troviamo invece, tanto per cambiare, agli ultimi posti per numero e percentuali di vaccinazioni.
Solo il 68% degli over 80 ha ricevuto la prima dose e il 37% degli over 70
Per avere un confronto il Veneto, la Regione “prima della classe”, è al 95% degli over 80 e al 59% degli over 70.
Peggio di noi solo la Sicilia.
Per amor di verità bisogna dire che l’ultima settimana ha visto un incremento del 51% di dosi somministrate, il più alto d’Italia, e questo significa che qualcosa si sta muovendo ma ancora non basta. Si deve fare di più e più in fretta per colmare il ritardo accumulato e permetterci di guardare alla stagione estiva con un minimo di tranquillità.
Nel frattempo un’economia allo stremo continua a boccheggiare senza certezze, con ristori che definire ridicoli è un eufemismo e la spada di damocle di una ripartenza, si, ma non quelle sperata dell’economia. La ripartenza del pagamento di tasse, tributi e cartelle che, a meno di una diversa decisione del Governo, riprenderanno tra un paio di giorni e dovranno essere saldate entro il 31 maggio.
La mazzata finale, l’ultimo tassello di una “tempesta perfetta” che travolgerà, devastandolo, ciò che rimane del nostro asfittico tessuto economico.
Ancora non ci siamo, ancora l’esecutivo dimostra di non aver capito che il sistema imprenditoriale ha bisogno non solo, tra l’altro, di congrui ristori e una vera pace fiscale accompagnata da una riforma del fisco credibile e sostenibile ma, soprattutto, di certezze: sapere cosa si potrà fare, con quali risorse e quando.
Perché il recovery plan, gli investimenti infrastrutturali, i progetti di sviluppo, sono strategici ed essenziali per diminuire il gap che da anni zavorra una reale crescita del meridione rispetto alle regioni del nord ma il rischio è che, se non si agirà immediatamente con decisione e chiarezza, una volta che le condizioni per una ripartenza concreta e duratura diverranno realtà non ci sarà più nessuno che potrà ripartire.

Il Presidente Aloisio: regole nuovo decreto incomprensibili e vessatorie

Dal 26 aprile il nuovo decreto varato dall’esecutivo, purtroppo per adesso non per noi dato che, sembra, rimarremo zona arancione, allenterà la morsa delle limitazioni alle quali sino ad oggi abbiamo dovuto sottostare.

In zona gialla, rispettando le norme di distanziamento e protezione, si tornerà a scuola in presenza, si potrà andare al cinema, al teatro, si potrà praticare sport di contatto come calcetto e basket.

Insomma, curva epidemiologica permettendo, sembrerebbe l’inizio di un ritorno alla normalità che aspettavamo da tempo.

Peccato che alcune regole contenute nel decreto continuino ad essere incomprensibili e vessatorie solo per certe categorie che si troveranno escluse, senza alcun apparente motivo logico, da questa “ripartenza”. Mi riferisco al settore della ristorazione che, secondo le linee guida contenute nel decreto, potrà riaprire con il servizio al tavolo soltanto all’aperto.

A prescindere dal tempo che, probabilmente, non consentirà ai gestori dei locali che hanno la fortuna di usufruire di spazi all’aperto di poter lavorare con la dovuta tranquillità e programmazione, mi chiedo per quale oscuro motivo i pubblici esercizi: bar, ristoranti, pizzerie, siano stati esclusi dalla possibilità di operare al chiuso nel rigoroso rispetto delle regole avendo posto in essere, ormai da mesi e con investimenti non indifferenti, tutte le prescrizioni richieste dallo Stato riguardanti sanificazione, distanziamento e quant’altro.

Si continua a trattare una categoria che avrebbe potuto diventare un formidabile alleato nella lotta alla pandemia, supportando le forze dell’ordine nel contrasto a comportamenti inadeguati e pericolosi per la salute pubblica, come una sorta di covo di “untori” da punire in quanto fonte di contagi. Tutto ciò quando studi e numeri escludono che i pubblici esercizi possano essere direttamente o indirettamente responsabili di un qualsivoglia aumento dei picchi epidemici.

Gli imprenditori, già in ginocchio dopo mesi di inattività forzata, continuano ad essere un facile capro espiatorio sul quale scaricare, oltre ai costi economici della crisi, anche le inadeguatezze di uno Stato che, non riuscendo a far rispettare le norme che lui stesso emana, ricorre alla scorciatoia delle chiusure e delle limitazioni.

In questo caso, però, si è giunti al paradosso di aprire la gran parte delle normali attività escludendone solo alcune (penso anche alle palestre e le piscine che dovranno ancora aspettare o alle discoteche e il settore wedding neppure menzionati) senza fornire una motivazione che giustifichi queste scelte.

Eppure, altre soluzioni nell’ambito della ristorazione potevano essere attuate se solo ci fosse stata la volontà e maggior buon senso. Ad esempio la proposta di Confesercenti Nazionale, contenuta nella petizione consegnata al Governo, firmata da quasi trentamila imprese, che prevede di consentire dalle 18:00 in poi solo il servizio ai tavoli così da evitare qualsiasi pericolo di assembramento. In alternativa si sarebbero potuti aprire i locali al chiuso permettendone l’ingresso su prenotazione solo ai vaccinati e a coloro in possesso di un certificato di guarigione o di test molecolare negativo.

Dobbiamo invece constatare come chi ci governa continui a dimostrarsi distante dai problemi reali che le imprese stanno affrontando ed è per questo che, come Fiepet – Confesercenti Reggio Calabria, esprimiamo la nostra netta contrarietà all’attuale decreto che discrimina per l’ennesima volta alcune categorie con misure la cui efficacia nel contenimento della pandemia è tutta da provare mentre sono certi e sotto gli occhi di tutti i danni devastanti che stanno procurando al tessuto imprenditoriale del Paese.

Manifestazione Nazionale “Portiamo le imprese fuori dalla pandemia”

Sono passati 395 giorni dal giorno del primo lockdown, oltre un anno di sacrifici e danni devastanti che stanno mettendo definitivamente in ginocchio il tessuto imprenditoriale del nostro Paese.

Ogni giorno in più di zona rossa significa 80 milioni di euro di fatturato perso. Continuare ancora con limitazioni e chiusure, stante così le cose, porterà alla cessazione definitiva dell’attività di centinaia di migliaia di aziende e alla perdita del lavoro per milioni di italiani.

Accelerare sulla campagna vaccinale è la strada indispensabile per tornare alla normalità però, nel frattempo, per evitare una catastrofica implosione del sistema alle aziende serve di più: serve un “Decreto Imprese” che preveda misure concrete e una strategia chiara ed efficace per far ripartire l’economia reale.

Per tale motivo Confesercenti ha indetto oggi “Portiamo le Imprese fuori dalla Pandemia”, una giornata di mobilitazione diffusa per dare voce, attraverso iniziative in tutte le regioni italiane, alle necessità e alle richieste delle attività economiche: sostegni adeguati alle perdite realmente subite e ai costi fissi sostenuti, credito immediato e un piano per permettere alle imprese di riaprire in sicurezza. Proposte che sono oggetto di una petizione online, che è possibile sottoscrivere su www.confesercenti.it. Contemporaneamente ad ogni Deputato e Senatore verranno consegnate le proposte di Confesercenti e l’appello che gli imprenditori lanciano per poter lavorare nel rispetto di tutte le norme atte a prevenire la diffusione del contagio e sarà diffusa una lettera aperta indirizzata al Presidente della Repubblica.

Anche a Reggio Calabria, oggi e nei prossimi giorni, sarà organizzata una mobilitazione virtuale tramite una campagna di sensibilizzazione pianificata nei maggiori social network a cui tutti, associati e non, potranno partecipare condividendo i post pubblicati e sottoscrivendo la petizione online. Inoltre, nella mattinata, avrà luogo un incontro con il Prefetto in cui, come Confesercenti Reggio Calabria, faremo presente le istanze provenienti dal territorio e le criticità che gli imprenditori devono affrontare in questo difficile momento, consegnando al contempo le proposte di Confesercenti Nazionale per supportare le imprese e stimolare la ripartenza dell’economia.

Chiediamo solo quello che è giusto: essere rimborsati in maniera congrua per le perdite subite e tornare a lavorare in sicurezza nel rigoroso rispetto delle regole perché, ed è bene che tutti ne siano consapevoli, solo se le imprese verranno messe in condizioni di ripartire potrà ripartire l’Italia.

Reggio Calabria: il Presidente Aloisio su istituzione zona rossa e criticità campagna vaccinale

𝗟𝗮 𝗖𝗮𝗹𝗮𝗯𝗿𝗶𝗮 𝗲̀ 𝗽𝗮𝘀𝘀𝗮𝘁𝗮 𝗶𝗻 𝘇𝗼𝗻𝗮 𝗿𝗼𝘀𝘀𝗮.
Ormai sembra di vivere all’interno di un puzzle gigantesco o di un gioco da tavolo come il Risiko solo che, purtroppo, in questo “gioco” c’è in ballo il lavoro e la vita delle persone.
Da oltre un anno gli imprenditori, gli artigiani, gli esercenti sono stati costretti a chiudere o lavorare con limitazioni devastanti.
L’economia è a livelli post bellici, 450mila attività rischiano di scomparire nel 2021 aggiungendosi alle oltre 260mila già chiuse dall’inizio della pandemia. Milioni di italiani vedranno svanire le poche certezze che gli erano rimaste insieme al loro posto di lavoro. Gli aiuti stanziati sino ad oggi sono una goccia nel mare, 21 miliardi contro 137 di contrazione dei consumi, e ancora non è dato capire quale strategia il Governo metterà in atto per far uscire l’economia da questo vortice infinito che ci sta risucchiando sempre più velocemente verso il baratro.
D’altra parte tutto ciò è giustificato dalla necessità di contenere i contagi evitando gli assembramenti.
Mi domando però se è corretto, etico, giusto, continuare a chiedere sacrifici immani ai cittadini a fronte, poi, dell’intollerabile inefficienza dello Stato.
Sappiamo tutti che l’unica maniera per superare l’attuale situazione è potenziare la campagna vaccinale e siamo anche a conoscenza delle criticità che, più o meno in tutta Italia, la stanno rallentando.
Tuttavia, pur comprendendo le difficoltà logistiche e organizzative, non si può giustificare il caos, degno di un Paese del terzo mondo, al quale stiamo assistendo a Reggio Calabria e più in generale in Calabria in merito alla gestione di questo indispensabile passaggio che può, finalmente, farci tornare alla normalità.
Ieri, ad esempio, le persone regolarmente prenotate e convocate al punto vaccinale del GOM alle 9:30 per ricevere la prima dose di vaccino, si sono trovate davanti ad una scena inverosimile. Centinaia di persone in attesa davanti all’entrata: anziani, persone con patologie gravi, tutte le fasce della popolazione considerate prioritarie proprio perché più a rischio, costrette ad aspettare fuori creando così inevitabili assembramenti nonostante l’ottimo lavoro svolto dalla Polizia di Stato per mantenere l’ordine.
Un signore di buona volontà, anche lui lì per vaccinarsi, prendeva i nomi dei nuovi arrivati (non degli utenti prenotati, attenzione, ma di chiunque lo chiedesse) trascrivendoli con una penna su dei fogli di carta che, una volta pieni, passava a un addetto il quale, in un clima di grande disordine, urlava a squarciagola i nomi dei fortunati che potevano entrare.
E dopo ore di attesa ai prenotati, ribadisco, chiamati telefonicamente a presentarsi a un giorno e un orario preciso, gli veniva comunicato, quasi fosse la cosa più normale del mondo, che dovevano tornare a casa e ritentare quando ci fosse stata meno confusione dato che le prime dosi erano terminate e quindi, da quel momento, potevano accedere solo coloro che dovevano ricevere la seconda dose.
Mi chiedo perciò, e credo sia lecito porsi l’interrogativo, le dosi di chi era stato prenotato per gravi patologie o perché ultraottantenne, a chi sono andate?
E allora, pensando a tutti i disagi che da oltre un anno stiamo sopportando come cittadini, agli immani danni che stanno pagando le aziende e le partite iva, alle notti perse da me e da coloro che operano con abnegazione e professionalità negli uffici della mia associazione per leggere le “millemila” norme emanate da un giorno all’altro, così da poter rispondere ai dubbi degli imprenditori e al contempo sostenerli e tutelarli quando sono stati ingiustamente vessati da erronee interpretazioni, mi sale una rabbia incontenibile.
Non ritengo concepibile che nel 2021 si gestisca un passaggio fondamentale come la campagna vaccinale con tale superficialità e disorganizzazione. A cosa serve pubblicizzare l’avvio della piattaforma di prenotazione regionale online, peraltro partita con abissale ritardo, o predisporre liste improbabili chiamando gli aventi diritto se poi, alla fine, il tutto si riduce ad essere inseriti in un foglio volante trascritto a penna da un cittadino di buona volontà sentendosi per di più dire, dopo ore d’attesa, (oltre il danno la beffa) di ritornare “quando c’è meno confusione”?
Con quale coraggio ci si possono chiedere ulteriori sacrifici se poi siamo costretti ad assistere a questo sfacelo?
Sono queste le domande che mi pongo e alle quali pretendo sia data risposta a tutti i reggini.
Lunedì mattina, come Confesercenti Reggio Calabria, invieremo la richiesta formale per un incontro urgente con il Prefetto, in quanto massimo rappresentante dello Stato nel nostro territorio, per denunciare questo indecoroso stato di cose e portare alla sua attenzione anche gli altri gravi e innumerevoli problemi, inaspriti ulteriormente dall’istituzione della zona rossa nella nostra regione, che sta vivendo il tessuto imprenditoriale e produttivo dell’area metropolitana di Reggio Calabria.
Claudio Aloisio
Presidente Confesercenti Reggio Calabria

Decreto Sostegni, l’allarme di Confesercenti Reggio Calabria: fondi insufficienti e rischio di infiltrazioni criminali

32 miliardi. Ecco quanto “pesa” il decreto sostegni, primo atto messo in campo dal Governo Draghi per sostenere, appunto, l’economia disastrata del Paese. Una serie di misure che spaziano dai contributi a fondo perduto per le partite iva a interventi su fisco, sanità e welfare.
Il premier ha anche esplicitato che questo è un intervento parziale che sarà corretto e implementato con un nuovo scostamento ad aprile.

Noi lo speriamo caldamente perché il decreto, ancorché positivo, è comunque ampiamente insufficiente per “sostenere” concretamente le imprese e i professionisti, soprattutto in territori disagiati come il nostro, che sono ormai allo stremo.

È di qualche giorno fa il grido d’allarme lanciato dal procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho che ha denunciato i maggiori rischi di infiltrazione mafiosa nel tessuto economico per la devastante crisi indotta dalla Pandemia.
Rischi concreti dato che, a fronte delle limitazioni ancora vigenti imposte dalla terza ondata di contagi, perdurano ancora ritardi e incertezze che rendono le imprese, sempre più bisognose di liquidità, facili prede di chi è disponibile a fornirgliela tramite fiumi di denaro provenienti da attività illecite.

Purtroppo conosciamo bene le dinamiche successive: una volta che questo flusso di denaro sporco entra nel circuito economico legale lo inquina condizionando pesantemente gli imprenditori esposti che, se non riescono a pagare il debito gravato d’interessi da strozzinaggio, sono costretti a cedere le loro aziende alla criminalità organizzata.

Anche per tale motivo, soprattutto nei territori a maggior rischio di permeabilità come il nostro, si deve fare di più, molto di più, e molto più velocemente.

Ad esempio, per quanto riguarda i contributi a fondo perduto nell’attuale decreto, sono stati stanziati 11 miliardi che vanno ad aggiungersi ai circa 10 concessi precedentemente dal Governo Conte. 22 miliardi di liquidità immessi in un sistema che in 12 mesi ha visto una contrazione di consumi pari 137 miliardi. Una goccia nel mare.
Per essere ulteriormente chiari, un’attività con un fatturato di 100mila euro che ha avuto una perdita nel 2020 di 40mila euro rispetto l’anno precedente si vedrà, con le misure emanate, corrispondere un sostegno di 2mila euro.

A nostro parere non può continuare ad essere questa la strada da seguire. Non saranno certo gli insufficienti contributi una tantum come quelli previsti o lo stralcio delle cartelle fino a 5mila euro del periodo 2000/2010 per chi non supera un reddito di 30mila euro – operazione questa molto più utile allo Stato per togliersi dalla pancia crediti per la gran parte inesigibili che all’economia reale – o la prosecuzione della cassa integrazione che riconosce non più del 60% degli stipendi e viene erogata con ritardi intollerabili, a risollevare le sorti del tessuto economico italiano.

C’è bisogno invece di un deciso cambio di passo per attuare una strategia chiara e definita che supporti le imprese con ben altri interventi, alcuni dei quali calibrati specificatamente per quelle che operano nelle regioni più deboli, così da consentire di programmare una ripartenza reale evitando il collasso del sistema che, soprattutto nel meridione, non porterebbe solo ad una devastazione economica e sociale inimmaginabile, ma servirebbe su un piatto d’argento nuove opportunità alle mafie vanificando gran parte dell’ottimo lavoro di contrasto e repressione fin qui svolto dallo Stato.

Claudio Aloisio
Presidente Confesercenti Reggio Calabria

Fio Reggio Calabria: Operatori dei Centri Ottici tra le categorie prioritarie per i vaccini

La campagna di vaccinazione in Calabria procede a rilento e con molte difficoltà, caratterizzata com’è da una palese disorganizzazione e un’informazione carente e frammentata.

Auspichiamo che si ponga rimedio in fretta a questo stato di cose così da implementare il più possibile il numero di vaccinazioni da effettuare nel minor tempo possibile, unica soluzione per poter riappropriarci al più presto della nostra vita così com’era prima della pandemia.

Dobbiamo inoltre constatare, dopo un confronto con gli organismi della Fio, federazione che all’interno di Confesercenti Reggio Calabria rappresenta gli ottici optometristi, una grave lacuna nella scelta delle categorie prioritarie da vaccinare. Nella nostra regione, infatti, non è stato previsto, come ad esempio in Umbria e in altri territori, l’inserimento degli operatori dei centri ottici tra i soggetti che possono accedere da subito alla vaccinazione.

Gli ottici optometristi esercitano un’arte ausiliaria delle professioni sanitarie e i centri ottici sono stati considerati, sin dall’inizio della pandemia, come attività di prima necessità rimanendo sempre aperti al servizio dei cittadini.

Gli Operatori dei Centri Ottici per svolgere il loro lavoro, pur con tutte le precauzioni del caso, devono comunque operare a distanza ravvicinata con i clienti esponendosi a rischi del tutto simili ad altre categorie nell’ambito sanitario.

Ecco perché, come Fio Confesercenti, chiediamo di colmare al più presto questa lacuna inserendo gli Operatori dei Centri Ottici tra le categorie coinvolte prioritariamente dal piano vaccinale regionale così da permettergli di continuare a fornire i loro servizi, utili e importanti per tutta la comunità, con la giusta e dovuta serenità.

Aloisio: la crisi sanitaria si sta trasformando in una vera e propria catastrofe economica

I numeri che ci consegnano i 12 mesi di pandemia sono impietosi: oltre 3 milioni di contagi e 100mila decessi. Numeri che fanno capire la gravità dell’emergenza sanitaria ma che non possono prescindere da quelli, altrettanto preoccupanti, dell’emergenza finanziaria indotta dall’epidemia di Covid-19 e dalle misure attuate per contenerla.

In 12 mesi, secondo uno studio appena pubblicato da Confesercenti Nazionale, sono stati persi 183 miliardi di Pil e 137 miliardi di consumi. Cifre impressionanti che hanno e continuano ad avere un impatto disastroso sull’economia reale, sulle imprese, sulle famiglie i cui livelli di spesa sono tornati a quelli del 1997.

La crisi sanitaria si sta trasformando sotto i nostri occhi in una vera e propria catastrofe economica. Nell’ultimo anno 262mila lavoratori autonomi hanno chiuso e nel corso di quest’anno altre 450mila attività rischiano di scomparire con una perdita di 2 milioni di posti di lavoro, i redditi delle partite iva sono scesi di 45 miliardi e le imprese hanno perso 148 miliardi di valore aggiunto di cui 65 ascrivibili al commercio, al turismo e alla ristorazione.

A fronte di questa drammatica situazione lo Stato, con vari e non sempre coordinati interventi nazionali e territoriali, ad oggi, ha stanziato contributi a fondo perduto per poco più di 10 miliardi di euro, assolutamente insufficienti per coprire anche una minima parte delle perdite sostenute dal tessuto produttivo.

Purtroppo, pur auspicando tutt’oggi un deciso cambio di rotta del nuovo Governo siamo costretti, nostro malgrado, a constatare che la bozza del prossimo “Dl Sostegni” attualmente circolante non fa ben sperare dato che, a fronte del positivo e sospirato superamento dei codici Ateco come criterio di selezione delle imprese percettrici, non tiene in considerazione le perdite subite dalle aziende nel 2020 e mai ristorate. Un “colpo di spugna” inaccettabile che, se confermato, sarebbe una beffa atroce nei confronti di migliaia di imprenditori che stanno tenendo aperte le proprie attività con le unghie e con i denti ma che sono arrivati ad un limite oltre il quale c’è solo la chiusura definitiva.

Per affrontare il momento di estrema difficoltà nel quale ci stiamo dibattendo, si devono stanziare risorse ben più corpose perché non è pensabile, giusto o etico, scaricare il peso di questa crisi sulle spalle delle piccole e piccolissime imprese che, comunque, non hanno la forza per sostenerlo.

Si devono inoltre intensificare gli sforzi sulla campagna vaccinale che rimane l’unica vera chiave di volta che ci potrà permettere di tornare alla normalità, si deve agire con maggiore chiarezza e programmazione superando la logica delle norme emanate da un giorno all’altro ma, soprattutto, si deve creare un vero e proprio “Patto Sociale” tra Stato e Imprese così da non proseguire sulla strada delle chiusure indiscriminate utilizzate come inaccettabile scorciatoia per superare l’incapacità di controllare il territorio e far rispettare le regole a chi le trasgredisce.

Il nuovo lockdown che si ipotizza nelle ultime ore, ove attuato anche solo nei fine settimana, sarebbe un’ennesima e, probabilmente per molti, definitiva mazzata sferrata a un tessuto economico ormai in ginocchio che, sino ad ora, non ha ricevuto risposte adeguate e continua a navigare a vista in un mare di incertezza e scoramento.

Noi crediamo, invece, esistano ulteriori strade da percorrere, altrettanto e forse anche più efficaci delle continue e spesso improduttive chiusure generalizzate, prime tra tutte quelle della collaborazione e del confronto.

Alcuni tra i più importanti imprenditori reggini nel campo della ristorazione, ad esempio, perfettamente consapevoli della priorità di compiere qualsiasi sforzo per contenere la pandemia si sono resi disponibili, nel corso del positivo incontro di pochi giorni fa con il Questore Megale, ad essere parte attiva di una strategia di prevenzione nei confronti degli assembramenti e, più in generale, dei comportamenti impropri che minano la sicurezza e la salute pubblica, dimostrando in tale maniera che altre soluzioni esistono e con buon senso e buona volontà è possibile concretizzarle.

Al di là di tutto comunque, qualunque siano le opzioni che verranno prese in considerazione e le strategie che saranno adottate, rimane un punto fermo e imprescindibile: se l’andamento della pandemia costringesse l’Esecutivo ad attuare un nuovo lockdown pretendiamo che la stessa tempestività con cui si predisporranno gli atti propedeutici all’esecuzione dello stesso venga impiegata per mettere in campo, contestualmente e con la massima chiarezza e congruità, tutte le misure necessarie a sostegno del tessuto imprenditoriale che non può continuare ad essere, di fatto, l’unica vittima incolpevole di un’emergenza che riguarda un’intera comunità dove non devono e non possono esistere cittadini di serie A e di serie B.

Claudio Aloisio
Presidente Confesercenti Reggio Calabria

Assembramenti. Fiepet Confesercenti Reggio Calabria incontra il Questore

“Il problema degli assembramenti che si stanno verificando in città è serio e deve essere governato con giudizio e buon senso da parte di tutti.”

Questa la dichiarazione del Presidente di Confesercenti Reggio Calabria Claudio Aloisio al termine di un incontro con il Questore Bruno Megale.

“Come Fiepet Confesercenti – continua Aloisio – abbiamo richiesto un incontro urgente col Questore perché siamo coscienti che in un momento come questo c’è bisogno di responsabilità e collaborazione e, come sempre, abbiamo trovato la massima disponibilità da parte della Polizia di Stato nel confrontarsi e dialogare in termini costruttivi per ricercare possibili soluzioni alle criticità che, soprattutto nel fine settimana, si riscontrano in alcune zone della città. Proprio per tale motivo, con una delegazione composta dai titolari di alcuni dei locali allocati nelle aree più frequentate di Reggio, abbiamo voluto sottolineare la completa disponibilità degli imprenditori a collaborare con le forze dell’ordine per supportare la loro opera di controllo e contrasto verso chi trasgredisce le norme vigenti emanate per contenere la pandemia.

In quest’ottica abbiamo avanzato alcune proposte che, a nostro parere, potrebbero servire, se non a risolvere, quantomeno ad alleggerire le problematiche riscontrate, oltre a chiedere la presenza di presidi fissi di personale in divisa nei luoghi, nei giorni e negli orari dove si registra il maggior concentramento di persone.

Alla fine dell’incontro il Questore Megale, che ha apprezzato il clima produttivo e concreto della riunione, ci ha assicurato che le proposte scaturite durante la discussione saranno portate al tavolo del Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica presieduto dal Prefetto Massimo Mariani, il quale ha sempre dimostrato grande attenzione verso le tematiche riguardanti i gravi problemi che in questo periodo sta attraversando il tessuto economico e produttivo metropolitano, per essere valutate ed eventualmente attuate in tempi brevi.

Siamo convinti – conclude Aloisio – e l’abbiamo sempre affermato, che i pubblici esercizi lungi dall’essere, come alcuni erroneamente continuano a credere, gli “untori” di questa pandemia sono in realtà, nella stragrande maggioranza dei casi, presidi di legalità e controllo come dimostra, in maniera evidente e incontrovertibile, la disponibilità dei loro gestori a rendersi parte attiva di una strategia di prevenzione nei confronti degli assembramenti e, più in generale, dei comportamenti impropri che minano la sicurezza e la salute pubblica.”

Confesercenti Reggio Calabria si costituisce parte civile nel processo per l’omicidio di Bruno Ielo

“Continuiamo con convinzione nella strada intrapresa” – questa la dichiarazione del presidente di Confesercenti Reggio Calabria Claudio Aloisio in merito all’ammissione della costituzione di parte civile di Confesercenti, rappresentata dall’avvocato Giuseppe Basile, nel processo per l’omicidio avvenuto 25 maggio del 2017 di Bruno Ielo, l’ex carabiniere che da pensionato gestiva una tabaccheria a Gallico.

“Siamo convinti – continua Aloisio – lo abbiamo già detto e lo ribadiamo, che soprattutto in un territorio come il nostro alle parole, alle condanne, allo sdegno, debbano seguire i fatti che per noi si concretizzano con la presenza dell’Associazione che ho l’onore di presiedere come parte civile, nei procedimenti in cui i reati contestati ledono gli interessi degli imprenditori, dei commercianti, degli artigiani, delle partite iva.

Il percorso deciso unitamente alla Giunta, che voglio ringraziare per la compattezza e l’unità d’intenti, iniziato con il procedimento Unicredit, prosegue quindi con la nostra ammissione come parte civile in questo processo, ben più grave, in quanto parliamo di un omicidio, aggravato inoltre dal metodo mafioso.

Siamo consapevoli – conclude il presidente Aloisio – che soltanto “mettendoci la faccia” adempiamo compiutamente al nostro ruolo di associazione datoriale rappresentativa del tessuto imprenditoriale reggino, quello sano e laborioso composto dall’assoluta maggioranza degli operatori economici.

È unicamente in tale maniera, prendendo una posizione netta e senza alcuna ambiguità, che potremo sperare di stimolare e supportare un vero e ormai indifferibile cambiamento affermando così, con orgoglio e a testa alta, che Confesercenti Reggio Calabria è, e sarà sempre, insieme alle imprese.”

 

Confesercenti Reggio Calabria: incongruenze nell’ultimo DPCM sulle norme che regolano l’asporto

Con l’ultimo Dpcm che vieta ad alcune attività il servizio di asporto a partire dalle ore 18:00, il Governo ha superato se stesso nel riuscire ad emanare norme inutili e tecnicamente sbagliate a danno di uno dei comparti tra i più colpiti dalla crisi, quello della ristorazione.

Infatti a partire dal 16 gennaio, un imprenditore che nella visura camerale si ritrova il codice ateco 56.3 (quello dei bar per intenderci) come attività prevalente ma, ad esempio, svolge anche l’attività di pasticceria, gelateria e ristorazione, dalle 18:00 non potrà più fornire servizio d’asporto di alcun genere. Tradotto: a quell’ora dovrà chiudere.

Invece il suo collega la cui attività prevalente risulta “pasticceria e gelateria” (codice ateco 56.10.3) ma svolge anche l’attività di bar e ristorazione, potrà continuare a fornire tale servizio sino alle 22:00 vendita di alcolici compresa.

Ora, immaginate la situazione paradossale di due colleghi, posizionati nella stessa via e che hanno in pratica la medesima attività, uno dei quali è costretto a chiudere alle 18:00 mentre l’altro può continuare fino alle 22:00.

Senza parlare, poi, dell’altro codice ateco ricompreso nella norma, il 47.25, quello del commercio al dettaglio di bevande in esercizi specializzati: in pratica enoteche e bottiglierie. Due attività che, ci piacerebbe capire, quale attinenza possano mai avere con il fenomeno della “movida” che questi divieti bislacchi vorrebbero contrastare.

Riteniamo, e l’abbiamo ribadito più volte, sia assurdo e scorretto che lo Stato, per impedire gli assembramenti nella pubblica via, decida di chiudere i locali che rispettano le regole piuttosto che sanzionare chi le infrange.

Detto ciò, ci saremmo quantomeno aspettati un minimo di senso logico nella ratio dei divieti imposti dal nuovo Dpcm mentre dobbiamo, nostro malgrado, prendere atto che non solo i provvedimenti sono strategicamente errati e inefficaci rispetto lo scopo primario di contenere la pandemia ma anche tecnicamente scorretti la qual cosa crea ulteriore caos in una situazione in cui, oggi più che mai, servirebbe maggiore chiarezza.

Come Fiepet Confesercenti Reggio Calabria richiederemo un incontro urgente con il Prefetto per esporre le problematiche derivanti da queste ulteriori misure restrittive che danno origine a una situazione di disparità inaccettabile tra imprese, alcune delle quali ingiustamente e inspiegabilmente vessate rispetto ad altre, rischiando così di creare ulteriori tensioni di cui, francamente, soprattutto in questo momento avremmo fatto volentieri a meno.

Coronavirus Reggio Calabria, Aloisio: «Anticipare la chiusura dei locali non è la soluzione»

I due ultimi DPCM, quello del 13 e del 18 ottobre, introducono una serie di norme più stringenti per limitare la diffusione del Covid-19 in relazione alla crescita continua di nuovi contagi in tutto il territorio nazionale.

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L’intervento del Presidente Aloisio sull’inchiesta Malefix e la proposta: un’Associazione Antiracket unica per l’area metropolitana

L’inchiesta Malefix ci consegna uno spaccato desolante di un territorio ancora strangolato dalla presenza asfissiante della ndrangheta.

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Certezze.
Oggi gli imprenditori e i cittadini hanno soprattutto bisogno di questo: di certezze.

Se c’è una cosa che abbiamo tutti potuto notare durante la pandemia di covid-19 è il caos ingenerato da notizie contraddittorie, norme che cambiano da un giorno all’altro, ritardi intollerabili sull’avvio delle attuali poche e insufficienti misure economiche, Continua a leggere

Coronavirus: mettere in campo un vero e proprio “Piano Marshall”

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Tariffe aumentate del 50% per le insegne. La posizione di Confesercenti

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Questo è un dato. Incontrovertibile. Il paradosso nefasto di un sistema che sta scientificamente smantellando il fragile tessuto economico reggino e, più in generale, quello calabrese e meridionale. Continua a leggere