Il collegamento effettuato da Reggio Calabria durante il programma Quinta Colonna con l’intervento del Presidente di Confesercenti Reggio Calabria Claudio Aloisio.
L’argomento della trasmissione era incentrato sulle tasse e sul fatto che la città di Reggio è la più tartassata d’Italia.
Sotto il video le dichiarazione del Presidente Aloisio a margine della trasmissione:
“Uno studio ha rilevato che Reggio Calabria è la città più tassata d’Italia con una pressione tributaria del 73,2%, ben il 13% più alta rispetto alla media nazionale. Purtroppo i tempi televisivi non hanno permesso l’approfondimento di un argomento dai contorni ormai divenuti Kafkiani.
Un territorio come il nostro, secondo tutti gli ultimi studi fanalino di coda dell’Italia e dell’Europa, con la più alta disoccupazione giovanile, la più bassa occupazione, con le famiglie più povere che hanno un potere d’acquisto pari alla metà di quelle lombarde, con una grande difficoltà per le imprese di accedere al credito e un costo, per comprare denaro, pari a quasi al doppio della media nazionale, con un gap infrastrutturale enorme, con servizi che definire insufficienti e inefficienti è voler utilizzare un eufemismo (basti pensare alla sanità, all’erogazione idrica, alla manutenzione delle strade, al decoro urbano, alla durata biblica dei cantieri pubblici solo per citare alcuni esempi) con evidenti difficoltà ambientali per la pervasiva presenza della criminalità organizzata che soffoca il già fragile tessuto economico reggino, invece di essere supportato e messo in condizione di avviare un percorso concreto e sostenibile di sviluppo viene tartassato dai tributi più alti d’Italia. Oltre al danno la beffa!
Una situazione insostenibile per l’imprenditoria reggina che si trova a operare ai limiti dell’impossibile.
Eppure soluzioni potrebbero essere trovate.
Basterebbe avere l’onestà intellettuale di ammettere che gli interventi “una tantum”, le risorse erogate a pioggia e a fondo perduto e in generale tutte le strategie messe in campo sino ad oggi per affrontare la “questione meridionale” sono state inefficaci e non hanno risolto alcun problema acuendo invece ulteriormente il divario tra nord e sud.
Perché non mettere in campo allora una serie di misure concrete che tengano conto delle peculiarità del nostro territorio divenuto ormai un “unicum” in negativo nell’intero panorama italiano ed europeo?
Si potrebbe pensare, ad esempio, all’allargamento della Zes, la Zona Economica Speciale, ad altre zone specifiche del territorio metropolitano come i porti di Villa e Reggio, la zona industriale di Campo Calabro, la Locride, ed alla creazione, nell’intera provincia reggina, di una sorta di Zfu, Zona Franca Urbana, depotenziata negli interventi ma potenziata nella durata.
Le Zfu prevedono interventi di defiscalizzazione e decontribuzione, anche in misura totale, rivolti alle imprese che insistono su territori caratterizzati da disagio sociale, economico e occupazionale. Quello che serve al nostro territorio non è una defiscalizzazione o una decontribuzione totale ma un intervento duraturo nel tempo, che preveda una fiscalità di vantaggio in modo che le imprese reggine che oggi sono le più tassate d’Italia (condizione folle e ingiustificata), possano competere ad armi pari con le omologhe delle altre regioni. (Una misura utile in questo senso sarebbe sicuramente anche quella proposta dalla Confesercenti Nazionale di mettere in Costituzione un tetto massimo di pressione fiscale che non possa essere superato dal cumulo di tasse locali e nazionali). Quindi non una totale defiscalizzazione ma una fiscalità di vantaggio con un taglio importante del cuneo fiscale accompagnata da una decisa “sforbiciata” del 50, 60% sui contributi che le imprese pagano per i propri dipendenti.
Queste due misure: fiscalità di vantaggio e parziale decontribuzione, strutturate non come azioni “una tantum” ma come interventi di lungo periodo (almeno 10 anni), potrebbero già da sole creare le condizioni per uno sviluppo stabile e sostenibile. Integrate poi ad interventi come quello della Zes, focalizzati ad attirare investimenti esterni, ed a investimenti infrastrutturali mirati, il tutto all’interno di una visione strategica che veda nel turismo e nell’agroalimentare di qualità le due colonne principali su cui sostenere la crescita, darebbero una spinta cruciale ad una veloce e decisa inversione di tendenza che in poco tempo potrebbe trasformare il nostro territorio da problema a risorsa, il tutto investendo risorse sicuramente non superiori a quelle stanziate negli ultimi decenni per sostenere interventi che, alla prova dei fatti, si sono rivelati inutili e, alcune volte, addirittura deleteri.”